Smart city: il futuro è dietro l’angolo

Le tecnologie, tutte disponibili, vanno considerate abilitanti per rendere smart le città, ma devono essere inserite in un disegno finalizzato ad adattare la città alle esigenze dei cittadini e non viceversa. Sono però necessari percorsi di coinvolgimento e di inclusione capaci di rendere i servizi digitali accessibili a tutti e non solo ad alcune élite. Smart city e cittadinanza digitale devono dunque procedere di pari passo.

Pubblicato il 18 Dic 2013

Il tema delle smart city non è fra le priorità dell’Agenda Digitale italiana. Lo ha detto chiaramente Francesco Caio, Commissario per l’Agenda Digitale nominato dal Governo Letta, intervenendo al Convegno “La Smart City nell’Agenda Digitale”, in occasione di Smart City Exhibition. Caio ha infatti ribadito le tre priorità dell’Agenda: identità digitale, anagrafe digitale e fatturazione elettronica. Le prime due sono il presupposto per la cittadinanza digitale, mentre la terza riguarda i cittadini in modo indiretto, attraverso l’efficientamento delle relazioni fra imprese e amministrazioni. Ma l’attuazione dell’Agenda, favorendo la cittadinanza digitale, porterà benefici alle città. “La creazione di una cittadinanza digitale, grazie a un rinnovato rapporto tra le persone e lo Stato, finalmente efficiente, funzionante e amichevole potrà portare conseguenze positive anche per la realizzazione di smart city”, ha detto.

Francesco Caio, Commissario per l’Agenda Digitale

In ogni caso, per le smart city i finanziamenti non mancheranno. Nei prossimi sette anni saranno destinati alle nostre città quasi cinque miliardi per l’innovazione: poco meno di un miliardo (852 milioni di euro) sono stati stanziati da due bandi del Miur (vedi riquadro a pag. 33); un miliardo e mezzo aggiuntivo arriverà dall’Europa, visto che la programmazione europea 2014-2020 prevede che circa il 5% dei 30 miliardi riservati all’Italia vada alle città, con un co-finanziamento nazionale che stanzierà altrettanto; almeno un altro miliardo arriverà dai bandi per l’efficientamento energetico, per i trasporti e la logistica. Si tratta di una grande opportunità che per essere sfruttata richiede la capacità delle città di progettare in modo adeguato le azioni su cui investire.

Franco Bassanini, Presidente della Cassa Depositi e Prestiti

La finanza pubblica potrà inoltre aiutare il rinnovamento delle reti di telecomunicazione, fattore abilitante per la smart city, che va vista come piattaforma integrata in grado di assicurare interoperabilità e coordinamento fra innovazioni rese possibili dalle tecnologie, come ha sostenuto Franco Bassanini, Presidente della Cassa Depositi e Prestiti. “La competizione globale ci costringe a essere efficienti se non vogliamo perdere la partita. La situazione della finanza pubblica ci impone, d’altra parte, di trovare soluzioni intelligenti, possibili anche grazie alla tecnologia, per assicurare ai cittadini servizi adeguati con ridotte risorse pubbliche. Occorre, allora, che il braccio pubblico crei le condizioni, normative e fiscali, per attrarre capitali e finanziamenti privati per le reti di nuova generazione [Next Generation Network, in grado di garantire l’ultra-BroadBand e altri servizi digitali, per la realizzazione delle quali sono previsti anche finanziamenti europei ndr]. La condizione affinché questo grande progetto Paese si affermi è però l’abbattimento del digital divide, soprattutto tra i cittadini, che a loro volta devono farsi interpreti di una domanda sempre più incalzante di servizi. Ma a una domanda sempre più qualificata deve corrispondere un’offerta adeguata, dove anche gli operatori privati devono fare la loro parte” ha detto Bassanini.

Antonio Catricalà, viceministro al Ministero dello Sviluppo Economico

Anche l’intervento del viceministro al Ministero dello Sviluppo Economico, Antonio Catricalà, si è concentrato sulla necessità di ridurre il digital divide, prendendone in considerazione gli aspetti derivanti dal gap infrastrutturale nelle diverse aree del Paese: “Dobbiamo ammetterlo, siamo indietro nella copertura del digital divide. Ma possiamo prendere spunto da iniziative come il decreto Scavi, con il quale si è ottenuto un grande risultato semplificando la posa dei cavi di fibra ottica grazie alle mini-tracce, eseguite in deroga alle regole comunali. La semplificazione delle procedure è un prerequisito per rendere smart le nostre comunità”.


Una città è smart se si adatta ai cittadini

Joe Mitton, Senior Advisor to Deputy Mayor of London for Business and Enterprise, Greater London Authority

Un taglio indubbiamente diverso è quello proposto da Joe Mitton, Senior Advisor to Deputy Mayor of London for Business and Enterprise, Greater London Authority portando l’esperienza della capitale inglese: “Sono certo importanti le infrastrutture tecnologiche ma, per essere smart, una città deve adattarsi alle esigenze dei cittadini e usare la tecnologia per ridurre i costi, migliorare i servizi e incoraggiare comportamenti virtuosi, come l’uso dei mezzi pubblici e il riciclo dei rifiuti”, ha sottolineato. Londra, la maggiore città europea con 8 milioni di abitanti, è alla prese con una crescita continua: “Londra è una città molto aperta alle differenze, con un elevato numero di immigrati giunti sia dalle aree meno sviluppate del Paese sia dall’estero e milioni di visitatori, turisti e persone che, ogni anno, transitano nella nostra città per lavoro”, ha ricordato per illustrare le molteplici attività messe in cantiere per favorire il colloquio fra cittadini e amministrazione fino alla creazione di uno Smart London Board (un comitato di saggi) che presiede al processo di trasformazione e di innovazione della città, valutando la qualità dei progetti, la loro esecuzione e l’impatto sull’area metropolitana. “La tecnologia è al cuore della nostra agenda per la smart city”, ha aggiunto, indispensabile per esempio per affrontare il principale problema costituito dal traffico dove il cittadino resta intrappolato in media 70 ore l’anno, con costi da 2 milioni di sterline l’anno. Una delle soluzioni è stata mettere a disposizione i dati sui trasporti e sul traffico di cui l’amministrazione dispone in un data store aperto, che ha registrato 25mila accessi al mese e prodotto oltre 450 app focalizzate sul trasporto.
Sui temi dell’inclusione e sulla gestione della diversità ha insistito il convegno “L’intelligenza dei territori e le differenze”, organizzato dall’European Centre for Women and Technology/Università Ca’ Foscari/Cisre e Stati Generali Innovazione – Wister (Women for Intelligent and Smart Territories), in collaborazione con Smart City Exhibition e con futuro@lfemminile, il progetto di responsabilità sociale per le donne promosso da Microsoft e Asus. Per la realizzazione di una smart city sono indispensabili sia l’impiego e la diffusione delle tecnologie Ict e social, sia, soprattutto, la messa in atto di processi di governance e di partecipazione. Città smart e inclusive sono quelle capaci di integrare le differenze di genere, intrecciate agli altri assi di differenziazione sociale, nei processi di partecipazione, di ricerca, nei contenuti e nelle soluzioni tecnologiche per le Smart City e Smart Communities: è stato il messaggio emerso dall’incontro.

Flavia Marzano, docente di tecnologie per l’innovazione nella Pubblica Amministrazione all’Università degli Studi di Torino e presidente degli Stati Generali dell’Innovazione

“Una città non è smart se non lo è la comunità su cui si fonda. Ciò implica la presenza, negli organismi politici e nei momenti di discussione e decisione, di tutti gli stakeholder fra cui ovviamente le donne”, ha detto Flavia Marzano, docente di tecnologie per l’innovazione nella Pubblica Amministrazione all’Università degli Studi di Torino e presidente degli Stati Generali dell’Innovazione, evidenziando che la scarsa presenza delle donne nelle rappresentanze istituzionali, circa il 15% a livello di Regioni, Province e Comuni, non fa ben sperare. “Unica eccezione, nelle elezioni amministrative [giugno 2013 ndr] successive alla legge che ha imposto le quote di genere [legge 23 novembre 2012, n. 215 ndr], grazie alla quale le donne sono aumentate soprattutto nelle giunte”, ha ricordato Marzano presentando un’analisi svolta sul tema e aggiungendo: “Anche se le quote non ci piacciono bisogna riconoscerne dunque l’efficacia”.

Roberta Cocco, direttore Corporate Social Responsibility e National Development di Microsoft Italia

“Un lavoro per monitorare la presenza di donne nelle amministrazioni è in corso da parte dell’Osservatorio Forum Pa, con cui collaboriamo”, ha ricordato Roberta Cocco, direttore Corporate Social Responsibility e National Development di Microsoft Italia, che in occasione di Smar City Exhibition ha lanciato il progetto City Next. “Crediamo alle smart city dove le leve fondamentali sono per noi la tecnologia e l’innovazione, intesa come capacità di utilizzare gli strumenti per creare servizi utili per i cittadini”, ha aggiunto, ricordando la necessità di collaborazione pubblico-privato per favorire l’inclusione. “Per migliorare le relazioni fra cittadini e amministrazione, l’uso di app facili, immediate e gratuite potrebbero essere uno strumento utilissimo, ma dobbiamo essere consapevoli che in Italia corriamo il rischio di rivolgerci solo a un’élite”. Da qui l’impegno, quasi decennale, di Microsoft con progetto futuro@femminile per favorire l’accesso alla tecnologia, supportare le donne nell’accesso a posizioni rilevanti e stimolare la cooptazione al femminile di donne, stimolare le giovani donne verso una formazione tecnico scientifica per favorire percorsi di carriera di carattere tecnologico nelle imprese e nelle organizzazioni pubbliche.

Manel Sanromà, Cio della Città di Barcellona e direttore di City Protocol

Una stretta collaborazione con i cittadini è anche l’approccio seguito da Barcellona, illustrato da Manel Sanromà, Cio della Città di Barcellona e direttore di City Protocol (associazione non-profit che vede la partecipazione di città e università di di tutto il mondo, con la partecipazione di fornitori di tecnologia per definire un sistema di certificazione per le smart city), in occasione del Microsoft Dynamics Convergence 2013 tenutosi nella sua città: “Barcellona è una città antica, ma moderna nell’approccio ai servizi ai cittadini e molto competitiva: mostra come le città siano il driver dello sviluppo – ha detto – Ma è necessario collaborare con la cittadinanza per renderlo possibile. Con Dynamics Crm abbiamo creato un team per sperimentare nuove relazioni con i cittadini, bisogna però ricordare che nelle città non ci sono fornitoti e clienti ma solo cittadini e che dunque gli obiettivi e i percorsi sono diversi rispetto a quelli del business”.
Un richiamo ai fornitori di tecnologia per adattare, a loro volta, le soluzioni e gli approcci alle esigenze dei cittadini.

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