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I benefici di evolvere l’IT verso il cloud ibrido

Maggiore competitività, flessibilità e risparmio economico sono i principali benefici che le aziende possono attendersi dalla trasformazione dell’IT nella modalità hybrid cloud, che mette in pool le risorse ed eroga i servizi agli utenti in modalità self service. Le risultanze di un report di Principled Technologies

Pubblicato il 12 Apr 2017

Quali sono i benefici che si ottengono trasformando l’IT aziendale in cloud ibrido? Cosa significa per il business e lo staff IT? A queste e altre domande risponde uno studio recentemente pubblicato da Principled Technologies che dimostra come la transizione sia di fatto inevitabile (secondo dati IDC dello scorso anno l’83% dei C-level delle grandi imprese già oggi usa o prevede di usare infrastrutture hybrid cloud). La trasformazione dell’IT nel nuovo modello di erogazione dei servizi è quindi un percorso già avviato con i conseguenti impatti.

Cosa fa l’hybrid cloud al business?

Innanzitutto aiuta l’IT a rispondere più velocemente alle richieste di servizi tecnologicamente avanzati e facilmente fruibili a fronte di budget che restano limitati. Con l’hybrid cloud l’IT si trasforma in un broker di servizi erogati nella stessa modalità a prescindere dal fatto che siano gestiti in azienda o all’esterno, in modo on-premise o cloud. Spetta allo staff IT, o a chi ha potere decisionale, scegliere cosa è conveniente gestire in un modo o nell’altro. Il vantaggio sostanziale per gli utenti è quello di disporre di un catalogo di servizi self service, ovvero di risorse on demand rese disponibili automaticamente in tempi molto ridotti. L’automazione che accompagna il cloud ibrido elimina i molti passi del tradizionale modello di erogazione del servizi delegando all’utente la selezione di ciò di cui ha bisogno, piattaforme e applicazioni con i relativi livelli di servizio. Questo senza dover richiedere risorse allo staff IT, aspettare giorni per l’esame della richiesta e le approvazioni. Con l’hybrid cloud, la disponibilità dei servizi avviene in pochi minuti o ore, dopo l’eventuale iter di approvazione formale. Come risultato, secondo lo studio Principled Technologies, utenti aziendali molto sensibili all’IT come i knowledge workers possono attendersi incrementi di produttività compresi tra il 2 e il 4% (figura).

Con l’hybrid cloud l’attivazione dei servizi è rapida perché le risorse provengono da un insieme condiviso sul quale l’IT può facilmente stimare l’utilizzo e quindi programmare in tempo utile le espansioni, man mano che cresce la domanda. Il catalogo dei servizi rende gli eventuali processi di approvazione più semplici, non dovendo più coinvolgere una molteplicità di persone per rete, storage, calcolo e applicazioni.

Quali sono i vantaggi per l’IT?

Dal punto di vista dell’IT, il cloud ibrido semplifica i workflow e il tempo associato con i processi che avvengono nel data center. La standardizzazione che accompagna il cloud ibrido riduce la complessità facilitando la gestione delle risorse e l’applicazione delle best practice. L’efficienza consente agli amministratori IT di ridurre del 56% il tempo speso nella gestione e dedicarsi a progetti di maggior valore.

L’automazione introdotta riduce gli errori dei processi manuali con i conseguenti costi d’indisponibilità dei sistemi. Il cloud ibrido riduce le necessità di rete e storage con risparmi in conto capitale che Principled Technologies stima essere pari addirittura al 50%. Attraverso il portale self service, gli utenti prendono e rilasciano le risorse senza l’impegno dell’IT. Tool automatici aiutano lo staff a identificare le capacità non utilizzate o sottoutilizzate liberandole per altri usi. Lo studio stima che l’identificazione e l’eliminazione delle macchine virtuali inutilizzate possa ridurre di almeno il 10% i costi di gestione.

Con una infrastruttura in pool virtualizzata e proporzionata alle reali esigenze si riducono inoltre il costo delle licenze software (1-2%), lo spazio occupato nel data center e i consumi elettrici. Sul fronte della security, l’hybrid cloud dispone di una grande varietà di opzioni e tool di monitoraggio per identificare e risolvere i problemi; obbliga l’IT a fissare diritti d’accesso e politiche di controllo che restituiscono ordine e visibilità ai sistemi. In generale l’hybrid cloud aumenta la resistenza del sistema aumentando la disponibilità, facilitando il disaster recovery e la prevenzione nell’ambito della sicurezza. Con il cloud ibrido diventa più facile rispettare le compliance con gli obblighi di legge, evitando rischi e sanzioni: la precisa definizione di policy di accesso ai dati (con credenziali di accesso chiare e ben definite) che caratterizza l’erogazione di servizi tramite un catalogo self service comporta, per esempio, la tracciabilità di tutti i processi/accessi (requisito richiesto da molte normative).

Sul fronte dello sviluppo il cloud ibrido e la rapidità nell’accesso self service alle risorse facilitano chi sviluppa applicazioni permettendo rilasci più rapidi. Non è un caso che lo sviluppo sia l’utenza ideale per il cloud di tipo platform-as-a-service PaaS le cui risorse possono essere regolate man mano che l’applicazione entra in produzione. Con l’hybrid cloud i ricercatori di Principled Technologies stimano un risparmio medio di tempo pari a 15-20 giorni nel rilascio dei progetti. In generale lo studio rileva come i vantaggi del cloud ibrido siano proporzionati alla quantità dei carichi affidati. Inoltre, secondo un’indagine di IDG Global il vantaggio economico medio ottenibile con questa modalità è pari al 24%.

Figura 1 – I benefici dell’hybrid cloud

Come si trasforma l’IT in cloud ibrido?

Una volta decisa la trasformazione, il problema si sposta su come gestirla: se far da sé oppure comprare soluzioni che il mercato offre “già pronte” a fronte di un differente impegno di tempo e denaro. Se da una parte l’approccio del far da sé consente di minimizzare l’investimento, dall’altro lo studio (che entra nel dettaglio di ogni aspetto tecnologico, economico e organizzativo delle due alternative) rileva come sia vantaggioso poter disporre di soluzioni già ingegnerizzate e preconfigurate per l’hybrid cloud. L’approccio “buy” riduce il numero dei fornitori, i tempi di rilascio e di test e in generale di trasformazione dell’IT aziendale mentre il “fai da te” dipende molto dalla capacità tecnica dello staff. Oltre ai costi di implementazione c’è quindi da valutare il rischio e il tempo necessario per ottenere i vantaggi.

In ogni caso, come evidenziato dai numerosi incontri con gli utenti organizzati da ZeroUno nel corso degli ultimi anni su questo tema, ogni azienda ha le proprie peculiarità e il percorso verso l’hybrid cloud non può essere univoco; è pertanto fondamentale, prima di intraprendere questa strada, compiere un approfondito assessment tecnologico e organizzativo, comprendendo realmente le esigenze del business nel proprio contesto competitivo. Ma questo, viene da dire, dovrebbe essere l’ABC di ogni trasformazione.

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