WORKSHOP IoT – Tornare a investire in progetti innovativi

Come possono le aziende cogliere le opportunità messe a disposizione dall’IoT per abilitare nuovi paradigmi digitali, facendo un uso sapiente delle competenze interne ed esterne, rivedendo i propri modelli organizzativi e le correlazioni con un ecosistema esterno sempre più importante? Sono i temi affrontati dal Workshop dedicato all’Internet of Things.

Pubblicato il 18 Dic 2014

Internet of Things è un termine coniato nel lontano 1999 e che oggi sta emergendo in tutta la sua portata, grazie a una serie di elementi abilitanti: l’IPV6 (primo fra tutti), device sempre più intelligenti, una connettività sensoriale diffusa, una convergenza progressiva tra fisico e digitale (“Phigital”) resa possibile anche grazie alle nanotecnologie. Ne discende un mercato che cresce a ritmi accelerati in tutto il mondo come pure in Italia. Nel 2013 il mercato IoT nel nostro paese era pari a 1.430 milioni di euro, con una crescita del 12,5% e circa 80 milioni di oggetti connessi.

I chairmen del workshop, da sinistra: Massimo Messina, Head of Global Ict, UniCredit e Flavio Bonomi, ceo, IoXWorks

Nel mondo, il mercato IoT registra 39 miliardi di dollari nel 2013 (+33%) e circa 10 miliardi di oggetti connessi (Fonte: Assinform/NetConsulting, IH2014). Gli oggetti connessi crescono in modo esponenziale: 50 miliardi gli oggetti previsti per il 2020 (fonte: Cisco), di cui circa 11 miliardi con tecnologia mobile. Ed abilitano una convergenza “Phigital” in tutti i settori economici: dall’industria manifatturiera, al settore Energy e Utilities, al Farmaceutico, all’Automotive, al Finance, all’Healthcare, alla Gdo, alla Pubblica Amministrazione. La penetrazione capillare dell’IoT nel tessuto produttivo di ogni azienda è molto elevata grazie al fatto che impatta non solamente sulla revisione dei processi, ma anche e soprattutto sul cambiamento profondo delle caratteristiche dei prodotti e servizi che le aziende immettono sul mercato, nonché sulle trasformazioni alle catene del valore, agli ecosistemi tra aziende e tra queste ed i clienti consumatori. Solo per fare qualche esempio:

  • Nel settore Retail/Gdo l’IoT consente l’ottimizzazione dei sistemi di logistica di processo, l’ottimizzazione dei magazzini e delle merci, la tracciatura delle merci, la tracciatura dei percorsi all’interno del punto vendita, l’innovazione nei sistemi di pagamento (self e mobile-payment), il monitoraggio dei sistemi refrigeranti e di building management.
  • Nel Manufacturing le opportunità sono infinite: dalla sicurezza degli ambienti, alla gestione degli spazi, alla gestione dei magazzini; dalla prototipazione al customer management, al monitoraggio da remoto dei prodotti, all’innovazione del sistema di caring e assistenza prodotto, a nuove formulazioni di assurance per il cliente. Per l’Automotive in particolare, l’IoT non solo migliora la gestione delle flotte e dei sistemi e-call per la sicurezza, ma soprattutto abilita la trasformazione del prodotto auto nel servizio auto (info mobilità, sicurezza e guida assistita, servizi integrati con altri operatori, ecc.).
  • Nelle Assicurazioni i sistemi IoT consentono l’innovazione dell’offerta attraverso Black box sui veicoli (Pay per use, pay per drive).
  • Per le Publlica Amministrazioni l’IoT apre grandi possibilità sia sul grande tema dell’energy efficiency ma, ancora di più, sulla visione olistica della smart city/territory.
  • Nelle utilities l’IoT è già da tempo utilizzato per i temi dello smart grid e smart metering e geolocalizzazione impianti. Oggi queste attività, tipiche di ottimizzazione dei processi interni, si stanno evolvendo verso nuovi servizi da erogare alla clientela business e consumer;
  • Nel Farmaceutico esempi di IoT vanno dal supporto già attuale per il tracking dei farmaci alla prossima gestione delle cure mediche e monitoraggio della corretta somministrazione, fino all’integrazione di filiera con altri operatori (per esempio Assicurazioni).
  • Nella Sanità le applicazioni IoT sono estremamente numerose e interessanti: spaziano dalla gestione del rischio terapeutico, al tracciamento di farmaci e strumenti, alla telemedicina, tele assistenza domiciliare, tele chirurgia. In particolare, con l’evoluzione dei “wearable” sempre più sofisticati e accurati.

Come cogliere le opportunità dell’IoT

Nel corso del workshop Finaki, a cui hanno partecipato i Cio di aziende di tutti i principali settori economici pubblici e privati e alcuni dei primari operatori Ict, il dibattito è stato incentrato su come le aziende possano cogliere le opportunità messe a disposizione dall’IoT (pur in presenza di vincoli normativi, di instabilità sugli standard, di sovrabbondanza tecnologica che sovente si trasforma in difficoltà di selezione) per abilitare nuovi paradigmi digitali, facendo un uso sapiente delle competenze interne ed esterne, rivedendo i propri modelli organizzativi e le correlazioni con un ecosistema esterno, sempre più importante.

L’IoT è stato considerato, da tutti i partecipanti al workshop, una grande opportunità, da cogliere pur nei rischi suddetti, abilitata ancora di più da modalità collaborative (e talvolta di vero e proprio crowdsourcing) che consentono una riduzione costante e progressiva delle basse barriere all’ingresso. Un modello collaborativo che coinvolge imprese utenti e fornitrici, università e startup e che costringe non solo a disporre di persone di qualità, ma di modelli organizzativi molto più interdisciplinari rispetto al passato recente. Il dibattito si è quindi concentrato su come ripensare in chiave IoT i processi e i prodotti aziendali. Innanzitutto, selezionando quelle aree progettuali in cui ci sia un giusto trade-off tra stabilità della tecnologia (almeno a 2-3 anni) e opportunità di mercato. Poi, concentrandosi su soluzioni che garantiscano un livello di sicurezza incorporato sia sull’accesso e comportamento dei nodi di rete, sia sui dati che sono da questi generati. Sia, non ultimo, sui device che vengono utilizzati. Sempre nel doveroso trade off tra rispetto della privacy e ritorno funzionale.

Un terzo aspetto discusso a lungo è stato quello “metodologico”. Le aziende partecipanti hanno convenuto come si debba seguire un approccio graduale, con piccoli progetti mirati a risolvere i “pain points” o indirizzando business verticali poco interconnessi con il resto dell’azienda che si possano autofinanziare al fine di evitare progetti faraonici che difficilmente si concretizzano. Si è inoltre insistito sul favorire progetti che vedano la creazione di nuove catene del valore, nuovi ecosistemi tra aziende appartenenti a settori limitrofi (per esempio Alimentare, Industria del bianco, Retail).

Il baricentro del dibattito è consistito nel ragionare su quali dovessero essere le strategie digitali da attuare. Il primo elemento emerso è stato quello di tornare a “divertirsi” nell’esplorazione delle tecnologie e delle opportunità, di tornare a investire in progetti innovativi. E di non fare tutto questo in solitudine, ma creando ecosistemi di aziende (fornitrici e utenti, startup), di università e centri di ricerca. Lavorando alla costruzione di piattaforme comuni, di progetti di coalizione basati sulla Proprietà Intellettuale creata, modificando metriche, misure e indicatori per valutare progetti e fornitori. Sfruttando anche la presenza di una grande cultura europea sugli “embedded system” da cui una gran parte dell’IoT prende origine.

Il coraggio del divertimento e del tornare a investire deve prendere corpo con nuovi business case, da predisporre guardando non più alle opportunità da cogliere in un mercato esistente quanto piuttosto alla soluzione di un problema come nuova fonte di business per l’azienda. Il vero punto di dibattito e di divergenza è stato quello di come si debba far crescere l’innovazione all’interno di un’azienda: se attraverso la crescita endogena o se per acquisizione.

Le proposte del workshop

Le soluzioni indicate o, meglio ancora, i primi passi identificati da compiere nel breve periodo, possibili e attuabili, sono stati i seguenti:

  • creare valore sul capitale umano esistente in azienda, preservando gli skill e sviluppandone di nuovi sull’IoT;
  • attivare canali virtuosi con Università e le strutture formative per alimentare costantemente il flusso di competenze necessarie;
  • identificare all’interno dell’azienda un numero limitato di risorse umane dedicate e preposte all’innovazione e che non operi sulla base di business case quanto sulla generazione di nuove idee di nuovi business;
  • favorire sempre di più l’incontro tra aziende (fornitrici ed utenti) e start up
  • cambiare le modalità di accredito e di qualificazione delle startup presso le grandi aziende fornitrici e utenti;
  • tornare a investire in proprio sui progetti e anche sulle startup, per sopperire alla carenza di funding; magari potendo usufruire di detassazioni specifiche
  • In tutto questo, è evidente come il Cio abbia un compito importante nella trasformazione della sua azienda e di sé in un’ottica “Digitale”:
  • certamente deve avere competenze sempre più multidisciplinari: esso/a stesso/a ma anche la sua squadra. Al fine di cogliere tutte le sfumature delle opportunità messe a disposizione dall’IoT, ma troppo spesso difficili da cogliere al primo sguardo e con gli occhi e le competenze tradizionali;
  • cominciare (o tornare) ad assumersi il rischio di scelte innovative;
  • essere in grado di identificare e realizzare modelli di “open innovation”, secondo il principio dello “Start simple, deliver frequently”;
  • avere coscienza delle possibilità e non solo delle difficoltà, trasformarsi in un “evangelist” all’interno della propria azienda, dei suoi peer, dei suoi capi e anche verso il suo team, per cambiare attitudine e approccio;
  • entrare nelle competenze di business per affrontare la “digitalizzazione” dei processi e dei prodotti: Cio o Chief Digital Officer che sia, deve sedersi ai tavoli di business come co-designer di prodotti innovativi per il core business della propria azienda.

* Annamaria Di Ruscio, partner e direttore generale, NetConsulting


Hanno partecipato

Alessandro Andreozzi, General Manager, BorsadelCredito.it -Powered by Crenway – Andrea Arrigoni, Head of IS Business Partner, Sanofi-Aventis – Gionata Berna, Cio, Riello – Cesare Bollini, Direttore Sales Enterprise, Bt Italia – Maria Cristina Bonino, Amministratore Delegato, Consoft Sistemi – Flavio Bonomi, IoXWorks, Ceo – Emanuele Cagnola, Italy Sales Director, Compuware – Vittorio Carosone, Sales Director, CA Technologies – Fabio Cassieri, Direttore Business Development, Eustema – Francesco Castanò, Direttore Centrale Ict, Istat – Istituto nazionale di statistica – Luca Del Bosco, Responsabile Sistemi Informativi, Collegio San Carlo – Annamaria Di Ruscio, Partner e Direttore Generale, NetConsulting – Massimiliano Ferrini, Country Manager, Citrix Systems Italy (al momento dell’evento, oggi Country Manager Symantec) – Mario Innocenti, Direttore Commerciale, Dell Italia – Alessandro Marin, Igem Technology Growth Platform Lead, Accenture Massimo Messina, Head of Global Ict, UniCredit – Franco Petrucci, Chief Technology Officer, Decisyon Francesco Pette, It Director, Esaote – Luca Pirovano, Amministratore Delegato, Deloitte eXtended Business Services – Alessio Pomasan, Cio del Consorzio Operativo del Gruppo Montepaschi, Gruppo Montepaschi – Sauro Romani, Business Partner Director, Oracle Italia – Massimo Rosso, Direttore Ict, Rai

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