Francesco Caio: la “mia” Italia digitale

Commissario del Governo per l’Agenda Digitale nominato direttamente dal Presidente del Consiglio Enrico Letta nella scorsa estate, Francesco Caio nel corso di un recente incontro organizzato da Finaki-ZeroUno-NetConsulting,
ci ha illustrato prospettive e priorità per l’Agenda Digitale in Italia.

Pubblicato il 02 Dic 2013

ZeroUno: Ci può innanzitutto aggiornare sul livello di attuazione e sulle prospettive dell’Agenda Digitale italiana?
Francesco Caio: Prima di rispondere vorrei illustrare la natura del mandato che mi è stato affidato, in seguito alla scelta del premier Letta di porre il tema della digitalizzazione alla diretta dipendenza della presidenza del Consiglio come primo passo per un controllo più integrato. Il mio incarico, a termine e su base volontaria, consiste nel dare concretezza alla realizzazione dell’Agenda, con un forte ancoraggio all’Europa. Quando ho iniziato a lavorare, a metà luglio, sono partito da un’analisi di come l’Agenda era stata concepita e articolata nei decreti varati lo scorso anno. E ho trovato una lunga lista di progetti, alcuni anche molto ambiziosi, ma senza una visione di insieme e con scadenze di attuazione a volte irrealistiche. Ho ritenuto allora importante concepire l’Agenda come un percorso, uno dei pochi molto concreti e credibili, che porti alla costruzione di una Pubblica Amministrazione più efficiente ed efficace; capace di conciliare disciplina di bilancio e prospettive di crescita e che possa pragmaticamente trasformare lo Stato in un abilitatore di competitività.

ZeroUno: Da dove partire per questo percorso e dove trovare le risorse?

Francesco Caio, Commissario del Governo per l’Agenda Digitale

Caio: Una maggiore interconnessione e interoperabilità tra i vari sistemi deve essere la stella polare dei prossimi progetti. Oggi parlare di interoperabilità, compatibilità e condivisione di informazioni non è un sogno: la sperimentano tutti i giorni i milioni di persone che usano Internet sui loro tablets, pc, smartphones per accedere a informazioni e servizi tra di loro interconnessi. L’adozione di standard di interoperabilità da parte di tutte le Amministrazioni diventa quindi il perno attorno cui costruire il percorso di digitalizzazione della Pa. E con gli standard si eliminano costose duplicazioni e si rende più efficiente anche la spesa pubblica in It. Visto che siamo nell’era dell’ “innovazione frugale”, se questa trasformazione si può fare non sarebbe etico non farla [riprendendo, con i termini “innovazione frugale”, il concetto espresso da Gloria Gazzano, Direttore Ict di Snam, affermando che nelle aziende non serve grande capacità inventiva, ma è ‘sufficiente’ portare all’interno delle rispettive organizzazioni processi e tecnologie già esistenti che aiutino a portare efficienza, si veda a questo proposito l’articolo a pag. 21 del Quaderno Cio Conversations 1 – 2013 ndr]. Con serenità, ma in tempi rapidi dobbiamo definire un’architettura logica, e sottolineo logica, di riferimento, che illustri quali sono le banche dati di riferimento, i flussi di interoperabilità fra loro e il perimetro di sicurezza logica. Non partiamo da zero: tanto lavoro è già stato fatto e ci sono fior di professionalità nella Pa. Era però importante definire quali fossero le priorità, togliendo e non aggiungendo progetti a quelli definiti nella precedente formulazione dell’Agenda, e concentrare lo sforzo del governo e dell’Agenzia su pochi progetti.

ZeroUno: Quali sono dunque le priorità e con quali tempi si prevede di realizzarle?
Caio: Ho individuato tre priorità sulla base della loro rilevanza e dell’impatto che hanno sulla costruzione della architettura digitale della Pa.

  1. L’identità digitale, un framework basato su un sistema pubblico di identità e identity providers anche privati e dunque con un mercato che può giocare la sua parte; a prescindere dalla specifiche tecnologie e strumenti che verranno di volta in volta utilizzati per accedere ai servizi della Pa, Spid (Sistema Pubblico di Identità) offe un sistema sicuro per semplificare con un’unica identità digitale – un unico set di credenziali – l’interazione on line fra cittadino, amministrazione e imprese. Un gruppo di tecnici sta lavorando su base volontaria, in dialogo serrato con parlamentari esperti del tema. Sperabilmente a fine anno potremmo riuscire a definire un decreto legge che la normi.
  2. Anagrafe nazionale della popolazione residente, senza la quale non si può fare la prima. In questo caso la sfida non è solo tecnologica, ma soprattutto di coordinamento e comunicazione fra amministrazioni ed enti coinvolti; sarà uno degli impegni prioritari dell’Agenzia per l’Italia digitale [un percorso che è iniziato con l’unificazione normativa delle anagrafi sancita dal DL 179/2012 e il cui ultimo passo, in ordine di tempo ma certo non conclusivo del processo, è stato il Dcpm del 23.8.2013, si veda in proposito l'articolo a pag. 24 del Quaderno Cio Conversations 2 – 2013 ndr].
  3. La fatturazione elettronica su cui è già stato fatto un grandissimo lavoro. La macchina è pronta e si prevede che da giugno 2014 le fatture verso la Pal debbano rispettare un formato predefinito. Ma c’è ancora molto da fare per l’implementazione e, soprattutto, per sensibilizzare le imprese affinché non la vivano solo come un adempimento, ma come opportunità di miglioramento e valore.

ZeroUno: In questo quadro che ruolo viene dunque assegnato all’Agenzia per l’Italia digitale?
Caio: Abbiamo lavorato al sistema di governane dell’Agenda Digitale proponendo alcune modifiche allo statuto dell’Agenzia per assicurare un forte allineamento tra priorità strategiche del governo in materia di digitalizzazione e piani operativi dell’Agenzia. L’Agenzia deve svolgere compiti molto importanti in questo processo : dal presidio forte degli standard, al supporto delle varie Amministrazioni nella impostazione e gestione dei principali progetti. Per l’Agenzia è importante ancorare gli obiettivi operativi a una visione strategica che penso la aiuti, come sto verificando in queste settimane di dialogo, a ricalibrare la sequenzialità delle azioni. Per concludere, sono fiducioso che la macchina si stia muovendo; abbiamo avviato un percorso di trasformazione che può portare nel corso degli anni a enormi vantaggi: a uno Stato non solo più efficiente ma anche più consapevole, in grado di fare controllo di gestione e, in prospettiva, di ridurre i costi, con grandi vantaggi anche per i cittadini.

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