iPaaS, progettare l’integrazione…verso l’hybrid It

Le piattaforme di integrazione in cloud permettono oggi di connettere agevolmente dati e applicazioni in contesti dove convivono soluzioni on-premise ed as-a-service. Ecco un’analisi degli scenari possibili dall’Executive Dinner organizzato da ZeroUno sul tema, in collaborazione con Mind-Mercatis

Pubblicato il 23 Mar 2017

Il modello ibrido oggi si rivela la risposta più efficace per supportare i servizi digitali, accelerando la delivery. Ma come mantenere la governance e la coerenza tra applicazioni e dati eterogenei? L’Executive Dinner organizzato di recente da ZeroUno e Mind-Mercatis, dal titolo “Cloud Integration Design: progettare l’integrazione di sistemi eterogenei attraverso le iPaaS”, ha discusso le possibili alternative, mettendo al centro le piattaforme di integrazione in cloud.

Di questo servizio fa parte anche il seguente articolo:

LA TAVOLA ROTONDA – Integrazione: al centro dei percorsi delle aziende italiane

I relatori, da sinistra: Stefano Uberti Foppa, Direttore di ZeroUno; Stefano Mainetti,Co-Direttore Scientifico dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service School of Management del Politecnico di Milano; Simone Avogadro, Ceo di Mind-Mercatis e Stefano Smareglia, It Digital Director di Luxottica

“Stiamo vivendo un momento di digitalizzazione spinta – ha esordito Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno – sia nell’esperienza privata sia nella prospettiva di impresa. Agilità e velocità diventano le chiavi competitive dei nuovi modelli di business a base digitale, mentre le infrastrutture It a supporto abbracciano il paradigma hybrid per garantire flessibilità ed efficacia di risposta”. Se l’innovazione è un processo che coinvolge l’organizzazione tutta, fondamentale è la raccolta, analisi e distribuzione dei dati a qualsiasi livello, ma nei nuovi ambienti multi-cloud l’integrazione è una sfida non banale. “Le soluzioni iPaaS possono semplificare la gestione di sistemi It complessi, abbattendo i silos e permettendo forme di ‘assemblaggio software’ anche a persone con skill meno tecnici”. In questo contesto, cambiano i rapporti tra team informativo e Lob: “L’It diventa sempre più erogatore e integratore di servizi a supporto del business. È un percorso a strappi, con le Lob che chiedono risposte immediate e usabilità consumer, e l’It che deve riuscire a soddisfare i bisogni aziendali bilanciando i costi e garantendo operatività e solidità infrastrutturale”. Uberti Foppa ha poi citato l’Osservatorio Cloud & ICT as a Service del 2016: “Su un campione di 114 aziende medio grandi, il 66% sta investendo nella razionalizzazione del parco applicativo. Se l’It è impegnato, da un lato, a soddisfare le esigenze tattiche del business con l’erogazione rapida di servizi, dall’altra parte sta in parallelo integrando e consolidando gli ambienti It. Insomma, non si può fare innovazione applicativa se non viene calata in un disegno architetturale organico”.

Il cloud come scelta architetturale

Figura 1 – Le funzionalità delle soluzioni iPaaS
Fonte: Osservatori Digital Innovation

“I Sistemi Informativi sono sotto pressione – è intervenuto Stefano Mainetti,Co-Direttore Scientifico dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service School of Management del Politecnico di Milano – perché il business corre sempre più veloce e bisogna reggere il confronto con le tecnologie consumer così facilmente fruibili e integrate tra loro; il digitale è ormai pervasivo e non esiste prodotto o servizio sul mercato che non sia arricchito dall’esperienza d’uso e dall’accesso tramite software. Quindi è sempre più l’It ad abilitare il core business dell’impresa digitalizzata, diventando così l’attuatore della sfida competitiva”.

Mainetti ha quindi accennato al modello dell’It bimodale in grado di supportare allo stesso tempo operatività e innovazione. Il cloud rappresenta la via preferenziale per razionalizzare e flessibilizzare il datacenter e ormai, dopo gli anni della sperimentazione e della diffusione (2014-2015), nel 2016 ha raggiunto la piena concretizzazione come modello architetturale esteso a livello aziendale. “Le imprese sotto osservazione – ha precisato Mainetti – confermano la necessità di un approccio sistematico all’integrazione attraverso gli ambienti ibridi. Oggi in Italia, circa il 10% degli investimenti It viene speso nella nuvola: circa 600 milioni di euro per l’acquisto di servizi di cloud pubblico, quasi 1,2 miliardi per la cloud enabling infrastructrure. Le principali voci di spesa per il cloud pubblico sono IaaS (42%), Office Automation/Posta elettronica (15%), soluzioni core verticali e Erp/Crm (11%), PaaS (11%). Su 110 grandi aziende intervistate, il 58% sta spostando sulle infrastrutture as-a-service i servizi di produzione, il 61% i sistemi di sviluppo & test, il 53% il backup. Il SaaS, invece, attrae investimenti su servizi nuovi, per fare innovazione e non tanto per migrare l’esistente. Si ricorre al PaaS soprattutto per storage/database (44%) e per le piattaforme software (31%), ma anche con lo scopo dell’integrazione applicativa (17%), ottenendo miglioramenti su scalabilità, affidabilità, controllo dei costi”.

Percorsi di integrazione

Nei nuovi ambienti compositi, bisogna abbattere i silos; la parola d’ordine è integrazione che è già uno standard architetturale per il 16% delle aziende, mentre nel 40% dei casi è un obiettivo perseguito in maniera opportunistica e nei restanti rimane una tematica non ancora affrontata. “Le piattaforme iPaaS – ha concluso Mainetti – possono rappresentare la chiave di volta in un mondo It fatto di ‘arcipelaghi cloud’, offrendo integrazioni batch e real-time, un repository degli eventi di integrazione, supporto alla sicurezza, una piattaforma di sviluppo per connettori tra sistemi on-premise e servizi cloud, funzionalità avanzate come monitoraggio e governo delle Api, Master data management, supporto end-to-end alla gestione di dati eterogenei e multi source, analytics (Figura 1)”.

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