L’asso di Intel per il futuro delle analisi sui big data

Il nuovo processore E7v2 raddoppia le prestazioni rispetto alla generazione precedente, supporta molta più memoria interna e migliora l’accesso ai dati su sistemi esterni. Tutti fattori chiave per implementare l’in-memory computing con architetture scalabili, affidabili e meno costose di quelle proprietarie.

Pubblicato il 06 Mar 2014

È pensato soprattutto per supportare le imprese ad affrontare le problematiche legate all’in-memory computing, il nuovo approccio di calcolo che permette di trarre i maggiori vantaggi possibili da fenomeni quali i big data e l’Internet delle cose (IoT). Parliamo della nuova famiglia Intel E7v2, definita da Carmine Stragapede, direttore generale di Intel Italia, “il nostro lancio più importante degli ultimi tre anni nell’ambito di questa tipologia di processori per impieghi mission-critical”. E aggiunge: “Un numero sempre maggiore di aziende, in tutti i settori, sta cercando modi per sfruttare le opportunità offerte dai big data rivolgendosi però a piattaforme meno costose, più performanti e con lo stesso livello di affidabilità di quelle Risc”.

Carmine Stragapede, direttore generale di Intel Italia

Andrea Toigo, Enterprise Technology Specialist di Intel Italia, sottolinea alcuni dei miglioramenti ottenuti con E7v2. “Innanzitutto – spiega – rispetto alla generazione precedente abbiamo raddoppiato le prestazioni e migliorato di molto l’accesso ai dati”. La velocità di elaborazione, la memoria interna supportabile e la rapidità di connessione con sistemi storage esterni, sono fattori chiave per realizzare soluzioni di analisi in-memory e in tempo reale. “I processori E7 – sottolinea Toigo – consentono inediti livelli di scale out (connettendo più macchine in parallelo) e di scale up (incrementando le caratteristiche di una stessa macchina), permettendo agli utenti di realizzare infrastrutture che raggiungono prestazioni fino all’80% superiori a quelle offerte dalle piattaforme Risc, a fronte di una riduzione dell’80% del total cost of ownership (Tco)”.

Andrea Toigo, Enterprise Technology Specialist di Intel Italia

La competitività con le piattaforme proprietarie Risc/Unix ritorna come un mantra nel descrivere i vantaggi e le novità della nuova generazione di processori E7. E trova conferme da parte di alcuni utenti che hanno già sperimentato la nuova piattaforma. Come Telecom Italia Information Technology. “Nei prossimi anni – spiega Luigi Bellani, responsabile infrastrutture, architetture ed engineering della società – abbiamo in programma di migrare la quasi totalità delle applicazioni mission-critical dagli ambienti Risc/Unix alle piattaforme x86 e ai sistemi operativi Windows e Linux. Tra gli obiettivi, l’ottenimento di Roi (return on investment) più favorevoli, maggiore standardizzazione, riduzione dei consumi elettrici e degli spazi occupati dai server. I test che abbiamo finora condotto su server basati sul processore E7v2 hanno dimostrato che tale tecnologia può supportarci in questo programma di migrazione”. Altrettanto soddisfatto delle prove effettuate è Morgan Travi, responsabile infrastrutture di UnipolSai: “Abbiamo testato il processore E7v2 in due ambiti: le query sul database del personale e il sistema Sap, che già da tempo gira in ambiente Microsoft (Windows Server 2012 e Sql Server 2012). Abbiamo rilevato miglioramenti dei tempi di risposta del 40% nel primo caso e del 25-30% nel secondo”.

Ora l’obiettivo di Intel non è solo quello di guadagnare un’ampia accettazione della nuova famiglia di processori da parte degli Oem (“Abbiamo già ottenuto venti nuovi record di prestazioni mission-critical con implementazioni da parte di alcuni nostri partner), ma di raccogliere il consenso nel mondo delle software house che propongono soluzioni analitiche avanzate.

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