Qlik, visualization e data discovery per il business

Cresce l’importanza di avere strumenti per visualizzare e fare data discovery in modo facile e per condividerne i risultati, creando una intelligence collaboration a vantaggio l’azienda e dei cittadini. Mentre si rafforza la tendenza all’empowerment dell’utente business.

Pubblicato il 19 Gen 2015

Si è svolta a fine novembre presso gli ‘East End Studios’ di Milano, uno dei tanti siti ex-industriali del capoluogo lombardo riconvertiti alla convegnistica, l’edizione italiana di Visualize Your World. Un evento itinerante organizzato da Qlik per i paesi delle aree Emea e Asia-Pacific che, dopo Londra, Parigi, Sidney e Hong Kong, ha fatto tappa nella nostra città richiamando circa 900 tra partner e clienti acquisiti e potenziali ai quali esporre le nuove funzionalità e soprattutto il proficuo impiego delle proprie soluzioni di data discovery.

Dopo un brillante ‘keynote’ svolto da Massimiliano Mauro, Information Design Curator di Wired Italia, sull’efficacia dell’esplorazione visuale data dalla capacità umana di percepire e interpretare immagini, l’evento si è sviluppato in chiave business-like con un intervento svolto in forma di panel da Diego Argeri e Francesco del Vecchio, rispettivamente a capo dei servizi di consulenza e di prevendita di Qlik Italy, ed Emanuele Schirru, responsabile Ict della Sose (Soluzioni per il Sistema Economico). La Sose è una SpA creata dalla Banca d’Italia e dal Ministero dell’Economia e Finanze e, tra le altre cose, fa anche i famosi “studi di settore” sul presumibile reddito dei lavoratori indipendenti. Come si può capire, la società analizza milioni di dati, e dovendo parlare dei vantaggi della digitalizzazione ai fini delle performance, Schirru ha illustrato ‘Open Civitas’, la banca dati degli Enti locali cui applicare analisi che dovrebbero (quando si parla di Pa il condizionale è sempre d’obbligo) definirne i fabbisogni e stimarne l’efficienza in funzione del rapporto tra costi e qualità dei servizi ai cittadini.

Rosagrazia Bombini, Vicepresident e Managing Director Qlick Italia

Le 16 sessioni parallele pomeridiane, dedicate alle soluzioni Qlik e al loro impiego, hanno dato largo spazio alle case-history, con ben nove progetti di successo realizzati da Bticino, CNH (macchine e mezzi industriali), Coop, Galbusera, Luxottica, Pernod-Ricard, RCS, Tagetik e Telecom Italia. Mentre nelle restanti sessioni tecnologiche l’attenzione è stata data, come prevedibile, a Qlik Sense, la cui versione completa è da due mesi disponibile in Italia (vedi questo articolo). Ricordiamo che Qlik Sense è un prodotto self-service di visualizzazione e data discovery che sfrutta il sistema di indicizzazione relazionale dei dati che è la dote peculiare di Qlik View. Ne è quindi il logico complemento per estenderne l’uso agli utenti business, che possono trovare ciò di cui hanno bisogno senza l’aiuto dell’It. Al quale dipartimento peraltro (ed è un punto-chiave) resta il pieno controllo delle fonti-dati e dell’ambiente operativo, sicuro anche per i dispositivi mobili.

Come osserva Rosagrazia Bombini, Vicepresident e Managing Director per l’Italia, “L’obiettivo era dare al mercato un messaggio sull’importanza di avere strumenti per visualizzare e fare data discovery in modo facile e per condividerne i risultati, creando una intelligence collaboration a vantaggio l’azienda. O dei cittadini, come s’è visto nel caso Sose. Di fatto – prosegue Bombini – si tratta di una soluzione che indirizza la crescente tendenza all’empowerment dell’utente business, che viene abilitato ad un uso più diretto dei dati per prendere le proprie decisioni”. Avete un riscontro sul fatto che le aziende siano pronte per questo approccio? “Sì, e devo dire che mi ha sorpreso: si dice che su certe tecnologie l’Italia arriva un po’ dopo, ma ci siamo resi conto che non è vero. L’esigenza è sentita e la risposta a queste soluzioni è alta. Più di quello che ci si poteva aspettare”. Forse perché il manager italiano tende più di altri a far di testa sua? “Diciamo che sente la necessità di poter fare certe cose da solo per essere più produttivo. E forse dobbiamo anche, come italiani, cominciare a credere molto di più in noi stessi”.

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