Sap: Summit mitteleuropeo per le Pmi

La casa di Walldorf guarda alla digitalizzazione delle Pmi come a una risorsa primaria per i paesi del Centro e dell’Est europeo. Con molti problemi ma almeno una soluzione: Business One

Pubblicato il 20 Nov 2015

FRANCOFORTE – L’auditorium dell’area business dello Steigenberger Airport Hotel, un mega-albergo nei pressi del mega-aeroporto del cuore finanziario della Germania, per non dire dell’Unione Europea, ha ospitato lo scorso fine ottobre il SAP SME Summit. Un incontro, organizzato da Sap per parlare delle prospettive di digitalizzazione del business presso le Small-Medium Enterprise. Tema che è stato trattato in gruppi di discussione cui hanno partecipato figure di diversa estrazione davanti a un pubblico di clienti, partner commerciali e rappresentanti dei media giudicati a vario titolo come ‘influencers’ nelle rispettive aree di competenza. C’era anche ZeroUno.

Un momento della discussione al Summit di Francoforte

In questi incontri, e specialmente nella Tavola Rotonda moderata dal giornalista e blogger Sven Hansel, che ha occupato la maggior parte della mattinata (aperta da un meeting riservato ai rappresentanti di Russia, Bieloussia e Moldavia, considerati emergenti dal punto di vista delle Pmi), si sono affrontate molte tematiche ’calde’.

Prima di tutto, si è sottolineata l’importanza di una volontà politica a livello europeo di supportare e promuovere la digital transformation delle imprese minori. Ovviamente, si tratta di un supporto che deve partire dalle istituzioni dei vari Stati membri, ma che è carente quasi dappertutto. Secondo John Higgins, direttore generale di Digital Europe, l’organizzazione che raggruppa imprese del settore It eTlc, occorre una Commissione Europea istituita ad hoc che svolga un’azione di stimolo e di controllo delle iniziative dei governi e, nel contempo, faccia da referente normativo sia per le autorità locali sia per le aziende.

Su questo tema ‘politico’ si è agganciata la discussione sugli effetti della digitalizzazione delle piccole-medie imprese sull’occupazione, specialmente giovanile. Le opportunità che la trasformazione digitale apre ai giovani sono due: una è il lavoro dipendente in risposta alla crescita di domanda di nuovi skill da parte delle Pmi. L’altra è il lavoro indipendente, o se vogliamo imprenditoriale, per quei giovani più brillanti che intendano trasformare le proprie idee in business. Purtroppo, come ha sottolineato Norbert Kunz, Managing Director di Social Impact, società indipendente che si occupa di aiutare le imprese nel risolvere gli impatti economici e sociali dei cambiamenti, fare da ‘business incubator’ per le start-up in Europa è più difficile che altrove. A causa di un circolo vizioso tra vecchi concetti di ‘garanzie’ e nuove norme sul rischio bancario che rende difficile finanziare una nuova impresa, anche se dotata di un credibile business-plan, così come una che intenda rinnovarsi in chiave di business digitale. È vero, è stato detto, che i servizi cloud permettono di ridurre l’investimento It, ma per ‘diventare digitali’ bisogna dotarsi di competenze e cambiare processi e organizzazioni. Cose che costano. In questo quadro poco incoraggiante Florian Kainzinger, oggi consulente di aziende di Health Care, ha portato la positiva esperienza di Labor Berlin, che ha guidato come Ceo. Organizzando in processi operativi unitari decine di laboratori di analisi sparsi in Francia e Germania si è creato un super-laboratorio geograficamente distribuito che in un solo anno è diventata la maggiore realtà europea per la diagnostica.

Luis Murguia, Senior VicePresident e General Manager di Sap Business One

Per parlare degli sviluppi dell’offerta Sap per le medio-piccole imprese, che poggia in buona parte sull’Erp modulare Business One, abbiamo quindi intervistato Luis Murguia, che di Business One è Senior VicePresident e General Manager.

ZeroUno – Poter gestire e analizzare i big data sarebbe un’opportunità anche per le medio-piccole imprese, ma richiede risorse umane e tecnologiche che poche si possono permettere. Che può offrire Business One al riguardo?
Murguia – Parliamo prima di tecnologia: l’in-memory data base è la soluzione ideale per gestire i big data. Con Hana siamo stati pionieri in questo campo e Business One è stato il primo Erp ad adottarla già nel 2012, molto prima dello stesso S4/Hana. Certo, occorrono risorse d’infrastruttura, e noi lavoriamo con fornitori hardware come Dell e Fujitsu che hanno in-memory appliance a prezzi molto competitivi, anche sotto i 12 mila euro. Ma la vera soluzione è il cloud, dove si sta orientando la maggioranza degli utenti Business One. Amazon WS e Portugal Telecom, qui in Europa, hanno infrastrutture cloud certificate per Hana e Business One. Ciò significa che una piccola impresa può far girare Business One in-memory anche a meno di 50 euro al mese per utente.

ZeroUno – Nei panel di discussione si è però detto che le imprese sono restie, soprattutto per motivi di sicurezza, a servirsi del cloud…
Murguia – E’ vero, ma la situazione sta cambiando. Nel primo semestre di quest’anno l’85% dei nuovi clienti del Regno Unito ha scelto il cloud. In Italia è diverso: a metà anno solo un cliente su due ha fatto questa scelta. Ma la tendenza è ugualmente per la crescita, specialmente per le operazioni di backup e recovery.

ZeroUno – Riguardo alle analytics, avete, sempre per Business One, soluzioni di analisi ottimizzate per settori d’industria?
Murguia – Business One integra una piattaforma di analisi, anche predittiva, molto avanzata, con strumenti di modeling click-and-point. L’Erp ha più di seicento versioni verticalizzate a livello di micro-settore, e i tool della piattaforma analitica permettono di costruire modelli di analisi propri del settore.

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